Vi racconto di Metronis il nostro primo vino bianco, 100% garganega raccolta in vendemmia tardiva

Vigneto di Garganega bianca

La tenuta Villa San Carlo conta 20 ettari di cui il 80% vitati con uve autoctone della Valpolicella destinati ai nostri vini DOC, una sola parcella a bacca bianca, Garganega, un impianto di più di 40 anni forse un po’ sottovalutato nel tempo.

Mia sorella Antonia ci ha sempre creduto e con la vendemmia 2021 insieme a Marco Signorini, il nostro enologo, hanno dato vita a Metronis. Un progetto, uno studio e poi un attento e accurato lavoro: uve  selezionate a mano verso la fine di Ottobre, decantazione a freddo, lenta fermentazione, una parte del vino travasata in legno d’acacia e l’altra parte in acciaio con bâttonage giornalieri.

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Nasce così un vino rotondo ed elegante dal profilo aromatico identitario, di equilibrata freschezza ed un palato avvolgente, destinato ad invecchiare.  Una sfida che viene subito premiata:

premio JamesStuckling.com per il vino Metronis

Abbiamo voluto dedicare questo vino a San Metrone protettore di Villa San Carlo insieme a San Carlo Borromeo da cui la tenuta prende il nome.

Una figura quella di San Metrone di straordinario penitente, credente devoto e uomo di grande fermezza e coraggio. A Verona il culto di San Metrone fu venerato nei secoli a seguire e molti furono i devoti, tra questi anche l’antica casata degli Allegri degli Honorji che nel 1400, allora proprietari di Villa San Carlo, per una grazia da lui ricevuta dedicarono la cappella accanto al Palazzo in Veronetta. E’ così che a sua devozione anche la chiesetta a fianco della villa fu eretta in nome di San Metrone che dall’alto ci osserva sempre insieme a San Carlo.

Ed ecco la storia di S. Metrone, eremita di Verona.

Da quanto racconta la tradizione popolare Metrone conduce una vita eremitica nel secolo VIII a Verona lungo la riva dell’Adige. Metrone per riparare alle dissipazioni della sua giovinezza si dà a vita di penitenza. Si incatena a una grossa pietra davanti alla basilica di San Vitale e fa gettare la chiave della catena in un ramo dell’Adige con la preghiera a Dio che non venga ritrovata finché le colpe passate non siano state interamente espiate. Così vive a cielo scoperto per sette anni, soccorso e sfamato dai fedeli dei dintorni, fino a quando alcuni pescatori riportano un pesce nel cui ventre si trovava la chiave, il vescovo ne comprende il volere divino e scioglie le catene del penitente, che lavato e vestito viene ammesso alla Comunione e (forse) anche ordinato sacerdote. Dopo non molto tempo, Metrone muore ma si narra di molti miracoli intorno alle sue spoglie mortali a dimostrare la gloria conseguita in cielo. Le sue reliquie si trovano nella chiesa di S. Maria del Paradiso, in Verona.